- HOME
- Compact Cassette
- Open Reel
- DCC
- DAT
- Microcassette
- 8-track
- Walkman
- Manutenzione
- Riduttori di Rumore
- AIWA AD-WX777
- ALPINE AL-90
- AKAI GX-4000D
- DENON DRM-800
- GRUNDIG DCC 305
- NAKAMICHI 680ZX
- PIONEER CT-939 mkII
- PHILIPS DCC900
- PHILIPS FC870
- SOUNDESIGN 4843
- TASCAM 133
- TEAC CX-210
- TEAC V-870
- Manuali Utente
- Pubblicità e C.
- Contatti
- link
DAT
Il Digital Audio Tape, da cui la sigla DAT, non può definirsi esatamente un "vecchio" formato di registrazione, in quanto è stato introdotto da Sony solo nel 1987.
Dal punto di vista pratico è stato il primo supporto audio digitale (registrabile) domestico, anche se, per paradosso, è propio nell'ambito consumer che le vendite lo hanno penalizzato.
Concettualmente simile alle videocassette (la registrazione è infatti elicoidale) usa un nastro magnetico da 1/8", contenuto in un involucro piuttosto piccolo.
Il DAT permetteva registrazioni di qualità anche superiore al CD (le frequenze di campionamento potevano essere 32, 44.1 e 48 Khz, in seguito anche a 96 Khz, ma non per tutte le macchine) sempre a 16 bit e sopratutto, diversamente da DCC e Minidisc, senza compressione.
Perchè allora non si diffuse in massa?
Francamente è un mistero, certo il costo dei registratori era piuttosto elevato (primi registratori da casa attorno ai 2.000.000), i problemi di affidabilità e manutenzione i medesimi delle CC e dei videoregistratori, la politica di diffusione supporti preregistrati praticamente inesistente.... Però il DAT andava (e va) piuttosto bene. Venero realizzati dei registratori portatili (Sony, Casio, Aiwa....) dalle prestazioni eccellenti.
Il DAT rimase un formato di "nicchia" perlopiù legato ai musicisti e alle produzioni audio digitali di fine millennio e, in maniera totalmente indipendente dal primo comparto, al backup informatico
Peccato.......