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Compact Cassette
Cassetta Philips, compact cassetta, musicassetta, K7.... In qualsiasi modo la vogliate chiamare è il supporto audio di registrazione analogico consumer per eccellenza.
La paternità della CC si deve a Philips, che la presentò nel 1963 (in Europa, l'anno successivo negli USA) essenzialmente come alternativa economica e manegevole ai nastri open reel (a bobine), di cui in fin dei conti è la versione piccola ed "inscatolata".
Quattro tracce (due per senso di scorrimento, almeno negli apparecchi stereofonici standard); 4,76 cm/sec di velocità di scorrimento (ma anche in questo ci furono eccezioni); 3,81 mm di larghezza nastro sono le misure salienti del formato, economicità e (ri) registrabiltà gli elementi che ne decretarono il successo negli anni 70 ed 80.
Una fedeltà non proprio assoluta, nei primi apparecchi in special modo, ma sopratutto l'estrema sensibilità alla "taratura" del registratore rispetto al nastro, i principali difetti.
Controverso valutare invece la "robustezza" delle cassette.
Qualità del nastro, pulizia e manutenzione dell'apparecchio utilizzato nella lettura, modalità di conservazione possono influire enormemente, con un ventaglio di opzioni che spazia dall'affidabilità quasi eterna a rotture generate in tempi comici....
Diciamo che, ad ogni modo, un buon nastro è più resistente all'usura di un disco in vinile, esattamente come (parlo per quel che sono le mie esperienze personali) una buona piastra a cassette non ha grossi problemi a rivelarsi più longeva di un lettore CD o DVD. I guasti e le "magagne" sono infatti spesso legati al trascinamento del nastro, non di rado si risolvono con la sostituzione di una cinghia in gomma dal costo irrisorio.
Nella foto potete vedere una cassetta tra le più comunemente reperibili negli anni '70.
Registratori e Riproduttori
Chi non ha avuto in casa un "piastra" per cassette? Come scordare il mitico walkman, prodotto Sony che ha dato il nome a tutta una generazione di riproduttori portatili, e che ha accompagnato milioni di adolescenti nelle scoperte musicali? Insomma, per quelli che hanno superato i trenta, è difficile immaginare l'ascolto della musica senza un apparecchio per cassette. Ma quanti volti hanno assunto i riproduttori e i registratori di Compact cassette? Molti. Cercherò di riassumere le famiglie principali, dividendo per "specializzazione" i vari apparecchi, come al solito senza la pretesa di essere esaustivo.
Nella foto a lato un esempio di piastra inserita in un coordinato di livello medio. Si tratta di una Philips FC870
LEGGERE e REGISTRARE
La Prima grossa differenza che si può avere negli apparecchi a cassetta è la possibilità, o meno, di registrare. Lettori per auto, modelli tascabili, molto spesso una delle due meccaniche dei registratori "doppia piastra", non prevedono infatti la possibilità di registrare, ma solo quella di leggere nastri pre registrati. In questo caso è opportuno parlare di "riproduttori" di cassette. Questa differenza non sempre e dettata da motivazioni economiche, sono stati realizzati riproduttori per auto e portatili anche molto costosi, ma anche da motivazioni funzionali. Difficile immaginare un passeggero intento a registrare i propri virtuosismi vocali, oppure il notiziario sportivo, mentre si trova in auto. Stessa filosofia per quasi tutti i portatili, spesso destinati al solo ascolto in cuffia. Per dovere di cronaca è bene ricordare che le eccezioni ci sono state.
BATTERIE e RETE ELETTRICA
Altra banale, ma vincolante, caratteristica che divide i vari apparecchi è il tipo di alimentazione richiesto.
Piastre da casa, provviste della sola alimentazione a 220V, non possono evidentemente fornire la propria prestazione ad un pic-nic, o in auto, mentre sarebbe folle non prevedere l'alloggio per le batterie in un walkman.
Di norma tutti gli apparecchi portatili a batteria dispongono di un ingresso per alimentatore esterno, il quale dovrà trasformare la tensione alternata di rete in una tensione continua del giusto valore (3 - 4,5 - 6 - 9 - 12 e 24Volts i valori tipici).
La possibilità di alimentarsi nei due modi (220V alternata e corrente continua tramite batteria) è intrinseca di registratori un po più grandi (il trasformatore è infatti interno all'apparecchio stesso), molto diffusi qualche anno fa....
Non vi sorprenda trovare pochi apparecchi dotati di batteria ricaricabile interna, la diffusione di questi accumulatori in dimensioni, costo e prestazioni convincenti, è tutto sommato cosa recente.
Le autoradio e i riproduttori per auto, pur non avendo facoltà di funzionare fuori dall'auto stessa (ma ci fu un eccezione!) sono sprovvisti di trasformatore, alimentandosi con la tensione continua 12V delle automobili, e vanno considerati come registratori a batteria
Chiudo con un inevitabile consiglio, alimentare sempre gli apparecchi con la tensione e tramite i connettori previsti.
Sbagliare può compromettere l'integrità dell'apparecchio stesso, ma sopratutto la vostra salute!
1,2,3 TESTE
Più ne ha e meglio è, verrebbe da pensare, visto che in tutti i deck di un certo pregio appare, in posizione ben visibile, l'indicazione 3 HEADS.
In realtà, prima ancora di una maggior qualità (che però c'è, spiegheremo il perché in futuro) il numero delle testine è una caratteristica di funzionalità.
Se in un lettore può bastare una sola testina stereofonica (quella che legge) che può ruotare su se stessa oppure essere a 4 tracce nei modelli autoreverse, in un registratore è sempre necessaria una seconda testina, di cancellazione. Lettura e registrazione verranno effettuate con la medesima testina principale, commutando il resto dell'elettronica in base all'esigenza.
Se in questo registratore vogliamo effettuare un controllo in tempo reale (funzione "monitor") è indispensabile aggiungere un terza testina, distinguendo la lettura e la registrazione del segnale anche in questo componente, rendendo possibile l'ascolto immediato di quanto si sta incidendo.
Questa funzione rende rapida la taratura dei livelli di registrazione.
Nella foto che segue sotto un esempio di deck con tre testine e doppio cabestano. Si tratta di un TEAC C2-X
PEAK - METER o VU - METER
Un altra differenza che potrete notare sui registratori (in qualsiasi formato) è il sistema con cui viene indicato il livello ri registrazione e riproduzione.
Nella macchine più anziane, o per uso professionale, saranno presenti due strumenti analogici ad ago detti VU - meter.
Questi strumenti non sono altro che voltmetri le cui carateristiche, di sensibilità e velocità di reazione, sono state ottimizzate per la misurazione del volume (VU = Volume Unit) del segnale audio, prorpio in funzione della percezione "uditiva".
Questi strumenti hanno fatto la loro comparsa negli anni '40.
Il Secondo metodo è invece quello detto PPM, che mostra con maggiore precisione i picchi musicali e le sovramodulazioni rapide.
RIDUTTORI DI RUMORE
Anche dalla presenza o meno di riduttori di rumore è possibile definire una sorta di gerarchia dei registratori.
I più economici ne sono spesso privi, quelli di qualità possono averne diversi.
Dolby B, C, S, DBX e DBX disc, Adres sono i riduttori di rumore che potete trovare sul vostro apparecchio.
Nei semplici lettori, autoradio comprese, è spesso presente il solo dolby B, di fatto l'unico ad essere utilizzato nelle cassette pre-registrate, il più anziano ma non il più efficace del lotto....
Poichè i riduttori di rumore possono essere utilizzati su tutti i formati analogici ulteriori informazioni verranno inserite nell'apposita sezione del sito.
Principi di funzionamento
Come avviene esattamente la registrazione di un nastro?
Vediamo di riassumere in maniera semplice...
Una volta che un segnale elettrico (la musica) è stato "trattato" dalla parte elettronica del registratore (amplificato o attenuato, equalizzato, compresso ecc.) arriva alla "testina".
Questa è componente elettromagnetico composto da una bobina, su cui arriva il segnale da registrare, avvolta su un anello in metallo amagnetico, il quale presenta una sottilissima fessura, detta traferro, che è la vera e propria "porta" da cui avviene la magnetizzazione del, nastro, che davanti ad esso viene fatto scorrere.
Il segnale elettrico che arriva alla bobina genera un campo magnetico e, attraverso il traferro, magnetizza le particelle del nastro, orientandole in funzione dell’ampiezza e della frequenza del segnale.
La magnetizzazione del nastro è possibile grazie alla proprietà che alcuni materiali hanno di mantenere, appunto, una magnetizzazione se sottoposti ad un campo magnetico esterno. Il nome scientifico di questa caratteristica, se la volete approfondire, è "ferromagnetismo".
Il nastro è, abbastanza prevedibilmente, composto da una base plastica ricoperta da uno strato di materiale "ferromagnetico", ossido di ferro nel caso più classico.
La magnetizzazione permanente richiede anche una "agitazione" delle particelle del nastro, che resetti orientamenti preesistenti in esso, stato che viene creato dalla testina di cancellazione con una corrette detta di "premagnetizzazione" (il bias delle piastre) che è costituita da un segnale ad altissima frequenza. (nei deck più recenti anche 210Khz)
Questa corrente è anche quella che "cancella" le vecchie registrazioni contenute nei nastri, in assenza di questa funzione la forza magnetica della sola testina sarebbe insufficiente a creare una magnetizzazione permanete del nastro (e le cassette si cancellerebbero con la sola lettura.....).
La funzione di lettura è ovviamente inversa.
Si fa passare il nastro magnetizzato (alla stessa velocità con cui si è inciso) davanti al traferro di un’altra testina, oppure alla stessa, commutandone la funzione, detta di"riproduzione".
Le particelle magnetizzate genereranno, per induzione, una corrente nella bobina della testina, corrente che ha intensità e frequenza identiche a quelle che hanno generato il campo magnetico in registrazione (più o meno identiche.....)
A questo punto il segale viene trattato elettricamente in modo inverso a quanto fatto prima della registrazione, con lo scopo di ottenere un segnale il più simile possibile all'originale.
Se, per esempio, si è compresso il segnale in registrazione con il circuito "DBX", in questa fase di deve "decomprimere" (espandere) il segnale stesso in modo speculare.
Le differenti equalizzazioni di rec/play, le diverse correnti di bias sono grossomodo regolate in TUTTI i deck con la selezione del tipo del nastro (I, II, IV ecc) che deve avvenire in base ovviamente alle diverse caratteristiche magnetiche delle particelle in esso presenti, ed in alcuni (i migliori) anche in modo fine tramite un apposito controllo. (bias e sensibiltà in registrazione, play level e playtrim in lettura, ad esempio)
Abbiamo detto che registrazione e lettura possono avvenire tramite una sola testina, tuttavia si è verificato che un traferro (la fessura del materiale che supporta la bobina) molto sottile agevola la lettura per induzione delle alte frequenze e che un traferro largo garantisce maggiori quantità di magnetizzazione.
E' per questo che la soluzione teorica ideale per i registratori è avere tre testine. (quella di bias/cancellazione ci deve essere per forza, nei registratori almeno), cosa che avviene sempre negli apparecchi open reel e nei deck di alta gamma.
Wikipedia
Naturalmente otete trovare notizie sulle CC, in italiano, anche su Wikipedia